Nel 2023 erano state accolte 400 richieste di regolarizzazioni per badanti, quest’anno nessuna. La Cisl: «Non sappiamo perché». Le incognite sul 2025 e le critiche al Click Day: «Meglio un meccanismo continuo»
Nonostante le oltre 3.500 domande presentate in via telematica sul portale Ali del ministero dell’Interno per l’assunzione di una colf o di una badante, il meccanismo alla base del Decreto Flussi «per il 2024 non ha previsto alcun ingresso per la provincia di Bergamo, per questa tipologia di contratto. E non sappiamo il perché», osserva Candida Sonzogni, segretaria della Cisl di Bergamo che, attraverso Anolf, monitora gli arrivi stranieri, soprattutto di extracomunitari, sul territorio.
In attesa di conoscere le quote relative all’anno prossimo (che non sono ancora state rese note), i mancati arrivi si riverberano su un quadro poco incoraggiante: stime dell’osservatorio della Fnp Cisl registrano quasi 60 mila persone non autosufficienti. In provincia sarebbero 6 mila le badanti regolarmente censite dall’Inps, cui se ne sommano — secondo la Cisl — almeno altrettante irregolari. Alla Bergamasca, che quest’anno è rimasta a secco insieme a Torino (mentre alle province di Lecco e Como, senza i numeri bergamaschi, sono state assegnate 500 quote), era andata meglio nel 2023, quando a fronte dello stesso numero di richieste il Decreto flussi aveva consentito l’ingresso in Italia a 400 lavoratrici domestiche.
A questo punto le incognite sono sul 2025. Anche perché i tempi per il pre-caricamento delle domande sul portale ministeriale si sono ridotti a un solo mese, con la scadenza fissata al 30 novembre. Poi, in giorni diversi a seconda delle tipologie di contratto, le richieste verranno inviate formalmente tutte insieme in un unico click day. E questo è un altro aspetto criticato dai sindacati: «Per una questione di efficienza del sistema, per il rischio che si verifichino ingorghi — riflette Sonzogni —. E perché una famiglia può avere bisogno anche all’improvviso dell’aiuto di una badante». Lo scenario preconizzato dalla segretaria provinciale del sindacato di via Carnovali è quello di una famiglia bisognosa di assistenza dopo la scadenza della raccolta delle richieste: «Servirebbe invece un meccanismo che consenta di fare sempre richiesta», rileva Candida Sonzogni.
Altro aspetto critico è che da quest’anno i sindacati sono stati esautorati dalla possibilità di presentare le domande. Un privato che ne abbia bisogno deve necessariamente rivolgersi alle associazioni di categoria o ai consulenti del lavoro: «Tante famiglie non hanno un’associazione di categoria di riferimento — specifica Sonzogni —. E poi noi siamo diffusi su tutto il territorio, da sempre ci occupiamo della gestione dei flussi o di altre pratiche come le richieste di cittadinanza. È più facile che un pensionato cerchi risposte da noi, piuttosto che altrove».
C’è, infine, il problema dell’incrocio tra domanda e offerta: «Ben pochi affiderebbero la cura del proprio caro a una persona che non conoscono direttamente — conclude Adriano Allieri, responsabile di Anolf Bergamo —. Si dovrebbe far tornare al paese d’origine la badante, confidare nel riconoscimento della domanda e nell’approvazione della quota e aspettare un anno perché torni e possa lavorare. Senza contare che poi, arrivata in Italia, questa persona deve recarsi in Prefettura, attendere un anno per le impronte digitali e la conseguente possibilità di aprire un conto».
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