TASSE & POLITICA/ Patrimoniale, il rischio per la casa che l’Ue potrebbe favorire


Siamo alle solite: in mancanza di argomenti ci si affida alla richiesta di introdurre la patrimoniale o la tassazione degli extraprofitti. Nel 2021 toccò a Letta proporre l’introduzione di un’imposta patrimoniale, agendo sull’imposta di successione, per finanziare una dote per i 18enni. Oggi il tema della patrimoniale è caldeggiato da Schlein e Fratoianni.



Come sempre, la richiesta non è supportata da una costruzione concreta dell’intervento, non viene stimato un budget atteso e manca un programma di riduzione delle spese. Quest’ultimo aspetto è il vero convitato di pietra. Nessuna forza politica ha mai messo in campo un’azione concreta di razionalizzazione della spesa pubblica. La ragione è semplicemente di puro calcolo elettorale. Il pubblico impiego vota, per cui è un mondo da maneggiare con cura. Da qui la sensazione che il dibattito attuale sia spinto solo dalla necessità di crescere nei sondaggi, posto che in campagna elettorale la materia è scivolosa.



A ben guardare, tuttavia, oggi il rischio di una patrimoniale è molto concreto. La rivalutazione delle rendite catastali per le unità immobiliari che hanno usufruito dei bonus edilizi procede, infatti, senza una bussola vera e propria. Non è chiara la finalità e ciò rischia di favorire delle strumentalizzazioni.

Al momento, infatti, il patrimonio immobiliare viene tassato all’atto dei trasferimenti con le regole proprie dell’imposta di registro, ecc., e ordinariamente attraverso l’applicazione dell’Imu che tuttavia non si applica all’abitazione principale. È evidente, dunque, che l’aumento delle rendite catastali, senza una finalizzazione specifica, rischia di essere un’arma spuntata il cui gettito si vedrà nel tempo di realizzo dei trasferimenti.

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C’è però un rischio. Favorita la rivalutazione degli estimi catastali l’Europa potrebbe imporci di eliminare l’esenzione, Irpef e Imu, sulla prima casa e ciò finirebbe per costituire una patrimoniale che colpirebbe tutti indiscriminatamente. Sarebbe un’opportunità unica per realizzare la riforma degli estimi catastali che l’Europa ci chiede con forza.

Nella fase iniziale della pandemia più di qualche partner europeo auspicava per l’Italia una patrimoniale monstre del 14% sulla ricchezza privata, (pari a 9.900 miliardi, sommando conti correnti, risparmi e immobili), che secondo i calcoli potrebbe ridurre il debito pubblico fino al 60% del Pil.

Se questi sono gli antefatti potrebbe argomentarsi che la rivisitazione degli estimi catastali per vederli avvicinati ai valori di mercato è un modo per garantirsi in futuro, in mancanza di una crescita sostenuta, una base imponibile che incida periodicamente come avviene oggi per l’Imu a sostegno del rimborso e/o a regime anche sulle imposte sui trasferimenti. Così facendo la patrimoniale una tantum verrebbe attenuata nella misura e tutto si sposterebbe sul mattone.

Altro evergreen è la tassazione degli extraprofitti. Il limite di questa richiesta sta nella mancata individuazione dell’extraprofitto. Cosa sia il profitto lo sappiamo, cosa sia l’extraprofitto nessuno è in grado di definirlo in concreto. Negli anni passati si è tassato l’extraprofitto che avrebbero conseguito le imprese energetiche durante la crisi del settore registratasi tra la fine del 2021 e il 2022. Il contributo è stato osteggiato dalle imprese colpite. A oggi il contenzioso è approdato alla Consulta che lo ha rinviato alla Corte di giustizia Ue.

La Corte costituzionale ha deciso di sottoporre al giudizio della Corte Ue la legittimità della platea di contribuenti individuata dal legislatore italiano. La Corte, al di là dei tecnicismi, ritiene che vada indagata la legittimità costituzionale della norma in relazione agli articoli 3 e 53 della Costituzione. Già in sede di introduzione del contributo furono manifestati i dubbi sulle modalità di individuazione della base imponibile, l’indeducibilità del contributo dall’Ires e la manifestazione di capacità contributiva in parte già tassata in considerazione del precedente contributo straordinario introdotto per il 2022. Il rischio, dunque, è che la Corte Ue dichiari illegittimo il contributo e ciò potrebbe aprire al rimborso di chi ha pagato. Dunque un flop.

In concreto, quindi, la patrimoniale e la tassazione degli extraprofitti sembrano costituire una ricerca delle risorse che realizza una rinuncia all’individuazione di misure rivolte alla crescita.

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