L’intelligenza artificiale per “scovare” ed eliminare dai documenti di Roma Capitale espressioni non inclusive e suggerire alternative più rispettose nei confronti di tutte e tutti. È il progetto avviato dal Dipartimento Pari opportunità insieme alla start-up Myndoor per eliminare le discriminazioni dai testi redatti dall’Amministrazione capitolina.
Come funziona la sperimentazione
Grazie a un nuovo algoritmo di intelligenza artificiale la start up potrà valutare l’inclusività di un testo: espressioni che possano nascondere misoginia, offensività, sessismo, stereotipi verranno tutte analizzati da questo nuovo strumento, che verificherà che nei testi redatti dall’Amministrazione non siano presenti bias comunicativi legati a profili discriminatori o lesivi. E, nel caso dovessero essere rilevati, sarà il sistema a proporre delle alternative più inclusive. La sperimentazione è ora al primo step, che prevede la raccolta dei dati per valutare, insieme a cittadini, esperte ed esperti e associazioni, espressioni non inclusive e discriminatorie. Una volta raccolta una quantità sufficiente di dati, si passerà alla fase operativa, in cui bisognerà “educare” l’algoritmo così che possa essere in grado di analizzare i documenti.
Lucarelli: “L’intelligenza artificiale a servizio di un linguaggio più inclusivo”
“Abbiamo deciso di lanciare questa sperimentazione per mettere l’intelligenza artificiale al servizio di un linguaggio più inclusivo – spiega l’assessora alle Attività produttive e alle pari opportunità, Monica Lucarelli -. Come Assessorato, l’inclusione è al centro del nostro impegno quotidiano, e sappiamo che tutto inizia dalle parole: le parole non sono solo strumenti di comunicazione, ma potenti leve di cambiamento, capaci di riflettere e ridefinire i valori di una società. Tuttavia, i sistemi di AI, se non guidati con attenzione, rischiano di replicare stereotipi di genere e razza, alimentando le stesse disuguaglianze che vogliamo superare. Ecco perché la nostra sperimentazione parte da un ‘addestramento’ inclusivo, unico nel suo genere: saranno i cittadini, le associazioni e gli esperti a definire cosa significhi davvero inclusività. Non sarà un algoritmo a decidere, ma una comunità intera, creando un sistema intelligente che rispecchi i valori condivisi e dia vita a una narrazione collettiva e rispettosa”. E, una volta conclusa questa fase e raccolti un numero adeguato di dati “il sistema sarà in grado di analizzare testi, istituzionali e non, identificando espressioni non inclusive e suggerendo alternative più rispettose – continua Lucarelli -. Questo strumento non solo ci permetterà di migliorare la comunicazione, ma sarà un simbolo concreto di cambiamento: dimostreremo che l’evoluzione parte anche dal modo in cui parliamo, perché ogni parola può costruire un ponte verso una società più equa e giusta”.
Roma è la prima città metropolitana nella corsa alla certificazione per la parità di genere
Il progetto rappresenta un tassello importante, ma che è parte di un percorso più ampio, quello intrapreso dalla Capitale verso la certificazione per la parità di genere. Con un punteggio del 78% nel Gender equality assessment condotto da Rina e Unitelma Sapienza, Roma è la prima città metropolitana ad intraprendere questo percorso. Ora entrato nella fase del piano strategico, in cui sono previste azioni concrete verso la parità di genere. L’obiettivo è ottenere la certificazione completa entro l’inizio del 2025.
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