PESCARA – La battaglia contro il tumore al seno in Abruzzo si arricchisce di un nuovo strumento normativo: una proposta di legge destinata a rafforzare la ricerca e garantire servizi indispensabili ai pazienti oncologici. Il provvedimento, promosso dal gruppo consiliare Patto per l’Abruzzo, sarà discusso nella seduta del Consiglio regionale di martedì 25 febbraio a Pescara.
Secondo i dati più recenti, in Abruzzo sono stati eseguiti circa 1.200 interventi chirurgici per il tumore alla mammella nel corso dell’ultimo anno. L’incidenza della patologia nella regione si attesta sui 170 casi ogni 100mila abitanti, un aumento significativo rispetto ai 38 casi registrati cinquant’anni fa. Gli esperti collegano questo incremento a fattori ambientali, inquinamento, stile di vita e alimentazione non corretta. Tuttavia, la chiave per contrastare questa crescita resta la prevenzione: screening costanti e un corretto stile di vita possono non solo ridurre il rischio di insorgenza, ma anche migliorare il tasso di guarigione e ridurre la probabilità di recidive.
Un sostegno concreto alla ricerca e ai pazienti
La proposta di legge, già esaminata e approvata all’unanimità in Commissione V, prevede un finanziamento annuo di circa 50mila euro a partire dal 2025 per il Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento dell’Università degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara. L’obiettivo è sostenere la ricerca sulla prevenzione e sugli effetti collaterali dei trattamenti convenzionali per il tumore alla mammella.
«Grazie all’approvazione di questo Progetto di Legge – spiegano i consiglieri proponenti Antonio Blasioli, Luciano D’Amico, Antonio Di Marco, Sandro Mariani, Silvio Paolucci, Dino Pepe, Pierpaolo Pietrucci, Giovanni Cavallari, Vincenzo Menna, Erika Alessandrini, Francesco Taglieri Sclocchi, Enio Pavone e Alessio Monaco – sarà garantito un supporto continuo e strutturato al Dipartimento di Medicina e Scienze dell’Invecchiamento, che potrà condurre ricerche approfondite sulla prevenzione e sugli effetti delle terapie integrate. Inoltre, si potranno promuovere attività motorie adattate nelle strutture universitarie e presso l’Ospedale Bernabeo di Ortona, eccellenza regionale nella cura del tumore mammario».
Dal novembre 2017, una convenzione tra Università e Asl 2 ha permesso alle pazienti con diagnosi di tumore al seno di accedere a terapie integrate complementari a quelle convenzionali. Alcuni di questi servizi, come il counseling sullo stile di vita, la terapia nutrizionale e l’agopuntura, sono già inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale. Tuttavia, altre prestazioni, come l’esercizio fisico adattato, hanno finora dipeso da bandi di sponsorizzazione rivolti a privati.
Negli ultimi anni, la mancanza di finanziamenti ha reso sempre più difficile l’erogazione di questi servizi, costringendo un’associazione privata a sostenere economicamente le attività per buona parte del 2024. «Questa situazione non è sostenibile – sottolineano i consiglieri – ed è per questo che nasce l’esigenza di una norma in grado di garantire continuità ed efficacia a servizi indispensabili per la salute delle pazienti».
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato come un corretto stile di vita e l’attività fisica durante le terapie oncologiche possano aumentare significativamente le probabilità di guarigione e ridurre il rischio di recidiva. Durante le audizioni in Commissione, il professor Ettore Cianchetti e la dottoressa Simona Grossi, primaria del Bernabeo di Ortona, hanno evidenziato che «l’attività fisica può ridurre del 30% il cortisolo, l’ormone dello stress che favorisce l’insorgenza di tumori, e aumentare del 50% le cellule “natural killer”, fondamentali per la risposta immunitaria contro il cancro».
L’Ospedale della donna di Ortona rappresenta un punto di riferimento nazionale per la cura del tumore al seno. I dati del Programma Nazionale Esiti (PNE) 2024 confermano l’eccellenza della struttura: con 602 interventi chirurgici eseguiti nel 2023, l’Unità Operativa Complessa di chirurgia generale a indirizzo senologico si è classificata al 16° posto su 447 breast unit italiane.
Oltre alla garanzia di questi servizi, la proposta di legge si inserisce in un contesto più ampio di adeguamento della regione Abruzzo alle normative nazionali sugli screening mammografici. Attualmente, i tempi di attesa per gli esami diagnostici nelle quattro Asl abruzzesi risultano superiori rispetto alle necessità dell’utenza, rendendo ancora più urgente un intervento strutturato.
«Contestualmente alle azioni normative per migliorare l’accesso agli screening mammografici – spiegano i consiglieri – questa legge garantirà con continuità un servizio essenziale come quello della medicina integrata. Siamo molto soddisfatti che l’intero Consiglio abbia approvato all’unanimità la proposta in Commissione V, a seguito delle audizioni di esperti del settore come il professor Cianchetti, la dottoressa Grossi, il professor Giorgio Napolitano e Mariangela Appignani, presidente dell’associazione Gaia».
L’approvazione della legge rappresenta un segnale concreto per la tutela della salute delle donne e per il rafforzamento della ricerca oncologica in Abruzzo. Ora il prossimo passo sarà garantire il rifinanziamento della norma per gli anni futuri, affinché questi servizi possano essere garantiti in modo stabile e strutturato.
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