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Trento per cinque giorni diventa la capitale dell’archeozoologia #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Dal 26 novembre al 1° dicembre 2024  – Al MUSE – Museo delle Scienze di Trento

Grande entusiasmo e record di adesioni per l’XI Convegno Nazionale di Archeozoologia AIAZ, al via oggi pomeriggio al MUSE – Museo delle Scienze di Trento. Oltre 150 ricercatrici e ricercatori, il numero più alto di sempre, parteciperanno al più importante evento scientifico che esplora sotto diversi aspetti il rapporto – antichissimo, eppure ancora così moderno e affascinante – tra umanità e animali. È la prima volta che il convegno, a cadenza triennale, approda nel capoluogo trentino. Merito della stretta collaborazione tra MUSE e Associazione Italiana di Archeozoologia (AIAZ) che quest’anno proporranno anche due sessioni inedite – una sulla fauna ittica e una sui grandi carnivori – in cui il MUSE contribuirà con uno studio sul rapporto tra i pescatori mesolitici e il fiume Adige e uno sul legame millenario tra umanità e orsi.

 

L’archeozoologia è la disciplina che studia le relazioni tra esseri umani e mondo animale nel passato attraverso l’analisi dei resti provenienti dagli scavi archeologici. Le comunità umane e quelle animali, infatti, sono da sempre connesse tra loro per questioni economiche, ecologiche, rituali e sociali. Il Convegno AIAZ è l’occasione per professioniste/i, studentesse/i e persone che lavorano a vario titolo nel settore archeozoologico di fare luce e confrontarsi sulle ultime scoperte scientifiche.

 

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“L’undicesimo convegno dell’Associazione Nazionale di Archeozoologia è un momento di particolare importanza, non solo per la vita dell’associazione, l’AIAZ, ma anche per la promozione e lo sviluppo della ricerca scientifica in archeozoologia nel nostro Paese – afferma Umberto Tecchiati, professore all’Università degli studi di Milano e presidente AIAZ -. Già nel 2006 l’AIAZ aveva portato il suo convegno nazionale all’allora Museo Civico di Rovereto, oggi Fondazione. Quest’anno torna in Trentino con la precisa intenzione di valorizzare attraverso il MUSE un prezioso istituto di ricerca e conservazione che vanta un’importante attività archeozoologica al suo interno, l’interesse per lo studio del rapporto tra società antiche e animali e per la diffusione della cultura archeozoologica anche in ambito museale”.

 

Per la prima volta il convegno si articola su cinque giornate per via della grande adesione, la più alta di sempre con oltre 150 partecipanti (anche stranieri), e dell’alto numero di contributi proposti dalle ricercatrici e dai ricercatori.

Nove le sessioni tematiche che mirano a indagare diversi aspetti del rapporto umanità– animali nel passato: dagli aspetti legati alla caccia e allo sfruttamento degli ecosistemi da parte dei gruppi umani, all’archeozoologia come strumento per decifrare la nascita di comportamenti simbolici, rituali o cultuali verso alcune specie animali.

Moltissime le specie trattate durante gli oltre 80 talk scientifici: dalla marmotta allo squalo bianco, dalla iena delle caverne agli ungulati (cervi, camosci, caprioli, megaceri), dagli insetti ai pesci d’acqua dolce e salata, dalla malacofauna (molluschi) agli uccelli, dagli orsi ai gatti, dagli equini agli elefanti antichi.

Un bestiario vastissimo affrontato grazie agli studi condotti da istituti di ricerca e università da tutta Italia ma non solo: Barcellona, Siviglia, Tolosa, Francoforte, Sheffield (UK), Højbjerg (Danimarca), Londra, Lubiana, Tubinga, Zagabria, Varsavia, Ma’an (Giordania). I reperti e i materiali studiati provengono anche da più lontano: Etiopia meridionale, Oman, Giordania, Bassa Mesopotamia, Shida Kartli, Georgia, Arabia Saudita e Golfo Persico.

 

Una particolare sessione sarà dedicata alle metodologie di studio innovative e agli approcci di ricerca in corso di sviluppo con il progredire delle tecnologie a disposizione: analisi isotopiche, videomicroscopia 3D, paleogenomica, paleoproteomica, paleoistologia, micro-meso wear analysis, biomarcatori elementali e istologici, digitalizzazione dei reperti archeozoologici.

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“Si respira un rinnovato interesse per il rapporto tra Umanità e altri animali che parte dalle sfide della contemporaneità e della coesistenza ma che non può essere affrontato se non si abbraccia anche una dimensione storica: in questo, l’archeozoologia è una disciplina molto attuale in quanto studia i legami simbolici, ma anche economici e sociali tra noi e la fauna nati in millenni di storia – sottolinea Massimo Bernardi, direttore del MUSE –. Il MUSE si conferma polo di convegni scientifici internazionali. Solo nell’ultimo anno abbiamo organizzato l’evento finale del progetto europeo LIFEWolfAlps, che ha richiamato esperte ed esperti di grandi carnivori da tutto l’arco alpino, il meeting di LIFESeedForce, progetto che mira a salvaguardare piante a rischio estinzione grazie a una rete di 15 partner da tutt’Europa, e il convegno di archeologia “Fare Rame. Tutte tematiche che sono nel cuore delle nostre ricerche. Il MUSE, nel panorama museale, è un unicum: uno dei pochi musei che può contare al suo interno di un nucleo di ricerca riconosciuto a livello internazionale che studia le trasformazioni ambientali in ambito alpino e non solo”.



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