Le vigne biologiche di Oikos: Oikos: il vino che dà lavoro a chi è più fragile


Bergamo, Lombardia – In un’epoca in cui le sfide sociali e ambientali si intrecciano sempre di più, ci sono esempi luminosi di come l’integrazione sociale possa andare di pari passo con la sostenibilità. Oggi vi raccontiamo l’esperienza della cooperativa sociale Oikos, che muove i suoi passi non solo nel settore vitivinicolo biologico, ma anche nel processo creativo di un laboratorio di inclusione e innovazione.

Fondata nel 2000 a Villa d’Almè, nell’entroterra bergamasco, questa realtà ha saputo costruire sin da subito un modello economico in cui si produce vino di alta qualità e si offrono allo stesso tempo opportunità di inserimento lavorativo a persone con fragilità cognitive e psicologiche, provenienti da contesti sociali ed economici difficili. Il tutto dimostrando che realizzare un’economia capace di mettere al centro l’essere umano e l’ambiente è possibile.

Oikos recupera antichi vigneti e li converte in bio

Grazie anche al suo fitto lavoro di rete, la cooperativa è diventata in poco tempo un punto di riferimento sia nel settore vitivinicolo che nella promozione dell’inclusione sociale: oggi sono in tutto centoquaranta persone, di cui una cinquantina fragili, a lavorare in Oikos. Frida Tironi, responsabile vendite di Oikos, ha condiviso con noi come la cooperativa sia nata proprio con l’intento di creare opportunità di lavoro nel settore della viticoltura: «Siamo partiti con due ettari di vigneto e oggi ne gestiamo dodici, tutti coltivati in regime biologico», ha spiegato, raccontandoci che una loro peculiarità è proprio recuperare la coltivazione delle vigne dove storicamente c’erano già, convertendoli in bio.

Questo orientamento alla sostenibilità è un valore fondamentale per la cooperativa, che si distingue per il ricorso a pratiche ecologiche non solo nel settore della produzione del vino, ma anche in quelli delle pulizie, in ambito pubblico e privato, della progettazione, realizzazione e manutenzione di giardini e verde pubblico e del trasporto assistito di disabili e anziani.

L’aspetto più significativo del modello di Oikos è proprio l’approccio inclusivo. La cooperativa integra persone con difficoltà di inserimento lavorativo fornendo loro formazione e tutto il supporto necessario per sviluppare nuove competenze professionali. «Quello che cerchiamo di trasmettere ai nostri lavoratori è che questa non è un’azienda profit, ma un luogo dove ci si prende cura degli altri». Tutto questo richiede tempo e pazienza, ma si trasforma in una preziosa opportunità di crescita personale e professionale.

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Oikos poi fa parte di un consorzio che include altre cooperative sociali della Lombardia. «Costruire reti di supporto è fondamentale per promuovere progetti condivisi e massimizzare l’impatto sociale», ha evidenziato Frida. Un modello collaborativo, quello di Oikos, che consente di trasmettere esperienze e risorse e di rafforzare la comunità locale.

vigne oikos
I vigneti di Oikos
UN’ACCADEMIA PER DISEGNARE NUOVI SPAZI VERDI TERAPEUTICI

L’ecletticità di questo progetto è testimoniato anche dall’occasione in cui abbiamo avuto modo di realizzare questa intervista. Il nostro Paolo Cignini ha incontrato Frida a Erba durante un evento del circuito Linx, un circuito di credito non monetario dedicato ad aziende e professionisti siti in Lombardia che permette di scambiare merci e servizi per aumentare la propria visibilità e le proprie vendite. «Dopo quattro anni possiamo dire che ci piace molto l’idea di utilizzare una “moneta complementare” per creare rete. Il sogno? Riuscire a pagarci le tasse!», sorride Frida.

Uno dei progetti di punta di Oikos, in collaborazione con l’architetta novarese Monica Botta, riguarda i Giardini del benessere, un’iniziativa che mira a creare percorsi di formazione, in aula e sul campo, per la realizzazione di aree verdi terapeutiche in aziende, luoghi di cura e negli spazi pubblici. L’interazione con la natura porta effetti positivi sulla salute mentale e questa teoria ormai è supportata da svariate evidenze scientifiche. Non si tratta quindi solo di insegnare a progettare “accessori estetici” fini a loro stessi, ma a dare vita a contesti di interazione tra persone e ambiente per generare esperienze sensoriali, emozionali e fisiche in grado di produrre benessere e di essere di supporto alle cure riabilitative.

È importante rallentare per fare le cose bene e mettersi nei panni degli altri per poter rispettare davvero chi si ha di fronte

«La presenza di spazi verdi può contribuire concretamente al miglioramento della qualità della vita di ognuno di noi. Ecco perché riteniamo importantissima la diffusione di queste competenze a giardinieri, agronomi e architetti per realizzare interventi sul verde che siano accessibili, sostenibili e inclusivi». Frida ci racconta che Oikos ha recentemente dato vita a due giardini terapeutici in strutture dedicate in cui risiedono persone affette da Alzheimer. «Costruendo particolari percorsi in grado di dare benessere ai pazienti, si riscontra un effettivo miglioramento nella cura di queste patologie, elemento che viene ogni giorno rilevato dalle equipe mediche delle strutture».

D’altronde, allargando un po’ la lente d’ingrandimento, il verde fa bene proprio a tutti. Per questo, sulla scia del nord Europa, si sta traslando questa necessità di natura anche ai lavoratori. Realizzare quindi questi spazi anche nelle aree esterne aziendali può migliorare la produttività. «Se agli impiegati viene concessa una pausa di anche solo mezz’ora in contesti piacevoli è scientificamente provato che al rientro in ufficio lavorano meglio».

Oikos
Frida Tironi durante l’evento di Linx

La cooperativa affronta quotidianamente anche delle criticità: Frida ci rivela che l’integrazione tra persone fragili e normodotate richiede un approccio molto attento, perché hanno tempi molto diversi le une dalle altre. Mantenere alta la motivazione tra i lavoratori e le lavoratrici diventa cruciale.

Lei stessa è un esempio lampante di crescita e cambiamento in questa direzione: «Sono passata da un mondo aziendale a uno in cui la persona è davvero al centro. Ero abituata a correre e ho imparato a rallentare. Il mio consiglio quindi è quello di fermarsi per fare le cose bene e mettersi nei panni degli altri per poter rispettare davvero chi si ha di fronte. È questo che mi sta insegnando lavorare qui: ho capito che che non siamo tutti uguali».

Con uno sguardo rivolto al futuro, questa realtà intende proseguire la propria missione concentrandosi sul benessere delle persone e sulla sostenibilità. In un momento storico in cui il mondo del lavoro sta attraversando profonde trasformazioni, Oikos è un esempio per tutte le organizzazioni che desiderano coniugare profitto e responsabilità sociale perché la loro visione getta le basi per un futuro più equo e dimostra che la vera ricchezza di una comunità si misura soprattutto in termini di coesione sociale e benessere collettivo. La storia di Oikos è una testimonianza di come si possano costruire ponti tra diverse dimensioni della vita.

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