nucleare e rinnovabili per rifornire le imprese


Subito, con il Decreto Bollette, tagliare i costi delle emissioni di CO2 per abbassare il prezzo dell’elettricità. Poi separare una quota crescente di rinnovabili, meno care, dal resto del mercato. E in prospettiva puntare sul nucleare. È una questione “di sopravvivenza” secondo
Aurelio Regina, Delegato per l’energia di Confindustria.

“Le aziende italiane pagano l’elettricità l’87% più di quelle francesi e il 38% più delle tedesche. Il nostro mix di generazione dipende più di tutti dal costo del gas, figlio di una Borsa europea dominata dai fondi speculativi e slegata dalla realtà. La Commissione si è accorta che questo sta spaccando il mercato unico, ma il cambio di rotta è lento e farraginoso”, ha aggiunto Regina elencando alcune delle proposte: “Lavoriamo a varie ipotesi. Una è azzerare la differenza tra il prezzo del gas italiano e quello europeo, circa 3 euro, che vale 1,3 miliardi e attuare la gas release, ad esempio attraverso il biometano. Un’altra è rivedere il sistema per evitare che anche all’elettricità da rinnovabili, che non emette CO2, siano associati i costi dell’ETS”.

Queste misure – ha evidenziato – sono indirizzate “A tutti, anche alle famiglie”.

Inoltre, il disaccoppiamento “È una proposta che Confindustria ha fatto già nel 2022 e in parte l’Italia lo sta facendo con l’
energy release che toglie 24Terawatt dal mercato e li anticipa alle imprese a 65 euro. Il GSE dovrebbe poter destinare a tutte le imprese anche i vecchi impianti da rigenerare e quelli che installeremo per raggiungere i target UE”.

“L’idroelettrico è un bene del Paese – ha sottolineato Regina – Il governo Draghi aveva preso l’impegno delle gare nel Pnrr, ma nel frattempo il mondo è cambiato. Penso si possa rivedere a certe condizioni, tra cui riservare una quota di produzione a supporto delle politiche industriali. Alle rinnovabili finora sono stati dati incentivi per 200 miliardi, un Piano Marshall, e il prezzo di mercato è fissato dal gas che è aumentato molto negli ultimi anni. Non sono ingiustificati perché le regole erano queste, ma ora si può trasferire il beneficio ai consumatori e il disaccoppiamento va in questa direzione”.

Sollecitato sulla congiuntura economica Regina ha detto: se il governo si è mosso “Presto o tardi è difficile da dire, chi si poteva immaginare le evoluzioni degli ultimi anni? Questa emergenza viene da lontano, dalla scelta – non solo nostra – di legarci ad un unico fornitore, non si risolve con la bacchetta magica”.

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Ma intanto gli interventi normativi sul fronte rinnovabili rischiano di rallentare le installazioni: “Il Decreto agricoltura le ha già fortemente rallentate, in contrasto con gli stessi obiettivi del governo. Chiediamo un tavolo con il ministro Lollobrigida per capire se siano possibili deroghe sui terreni agricoli oggetto di bonifica o sulle “cinture” attorno agli impianti industriali, aree limitate senza le quali fare le installazioni previste dalla energy release è difficile. E’ necessario velocizzare gli iter autorizzativi per le fonti rinnovabili e, laddove possibile, renderle attività libere, come nel caso del repowering degli impianti esistenti. Ma il punto è che le sole rinnovabili non basteranno a soddisfare la domanda crescente di energia, a maggior ragione in un Paese con le caratteristiche territoriali dell’Italia”.

In questo scenario “Il nucleare è imprescindibile – ha ammonito Regina – se tra vent’anni vogliamo decarbonizzare e restare una grande economia industriale”. Quello di terza e quarta generazione “Tra sei, otto anni potrebbe essere in commercio. In Confindustria stiamo studiando con ENEA anche i profili economici, al momento gli studi parlano di un costo comparabile alle rinnovabili, considerando che quelle lavorano solo 1.200 ore l’anno e hanno bisogno di accumuli e reti. Le due tecnologie sono integrate, non in competizione: c’è bisogno di una fonte che garantisca energia quando piove o non c’è vento, e il nucleare è l’unica alternativa pulita insieme al termoelettrico con CCS”. E sulla capacità di definire i siti idonei “si misura la nostra capacità di essere un Paese – ha concluso il Delegato per l’energia: c’è un interesse nazionale che va oltre a quello delle comunità, attorno a cui la politica deve trovare unità”.



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