Le aziende dei servizi di pubblica utilità, quelli fondamentali e ad alta intensità di risorse (acqua, energia, gas, rifiuti), sono tra gli attori protagonisti della transizione energetica, ecologica e digitale del nostro Paese. Le “utility“, almeno, dovrebbero contribuire in maniera preminente alla decarbonizzazione e a favorire l’economia circolare e digitale, trattandosi dei principali responsabili delle emissioni di CO2 e altri inquinanti. Ma in che misura lo fanno realmente?
A portare le cifre ci pensa Fondazione Utilitatis (Utilitalia), autrice del rapporto di sostenibilità Le utilities italiane per la transizione ecologica e digitale. 100 le aziende prese in considerazione: solo a titolo di esempio, citiamo A2A, acquevenete, Acquedotto Pugliese, Amgas, Astea, Gruppo Hera, Ama, ASECO… Tutte insieme, avrebbero investito 2,2 miliardi di euro solo nel 2023.
Le spese sono così ripartite:
- 1,1 miliardi per la decarbonizzazione;
- 589 milioni per la digitalizzazione;
- 535 milioni per l’economia circolare.
Le operazioni “smart” – almeno dal punto di vista ambientale – hanno generato del valore aggiunto per gli stakeholder, ovvero per quei soggetti che gravitano attorno alle aziende. A riprova che la crescita sostenibile è un modo per garantirsi “resilienza e competitività” sul mercato.
Il rapporto parla di 14,6 miliardi di euro di valore aggiunto distribuito tra azienda (38,9%), personale (34,3%), PA (10,3%), azionisti (8,8%), finanziatori (7,3%) e collettività (0,4%).
La decarbonizzazione rimane l’obiettivo centrale per le imprese di questo settore. Gli investimenti, di 1,1 miliardi, superano del 32% quelli fatti nel 2022 (832 milioni). Si è puntato soprattutto sulle rinnovabili (81%), e poi sui mezzi a basso impatto ambientale (27%), utilizzati soprattutto per la raccolta rifiuti. La quota di energia prodotta da fonti rinnovabili raggiunge il 73%, in leggero aumento rispetto al 2022.
Per quanto riguarda la digitalizzazione, le spese superano del 40% quelle registrate nell’anno precedente (589 milioni). La rete idrica è distrettualizzata per il 38%, mentre i contatori intelligenti del gas sono il 68% di quelli installati. Crescono meno gli investimenti in economia circolare: solo il +3,1%, a partire dai 514 milioni del 2022. Grazie a essi, si ricicla il 96% dei rifiuti e si riutilizza/recupera il 92% dei fanghi di depurazione.
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