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Pensioni, nel 2025 ci va in anticipo solo chi ha iniziato a lavorare prima di questa data #finsubito prestito immediato


Nel 2025 non cambiano le regole per il pensionamento, se non per qualche aspetto poco rilevante che non incide sull’età pensionabile. A tal proposito, per quanto riguarda la possibilità di andare in pensione in anticipo, questa sarà prettamente per coloro che hanno maturato molti anni di contributi: vale infatti il principio per chi ha lavorato per più anni va prima in pensione, specialmente nel caso in cui per molti anni abbia ricoperto mansioni particolarmente usuranti o gravose.

Va detto che in alcuni casi è persino la legge Fornero a prevedere delle forme di accesso anticipato alla pensione per chi ha lavorato per molti anni: al fianco della pensione di vecchiaia a 67 anni, per la quale sono sufficienti 20 anni di contributi, troviamo infatti la pensione anticipata per chi ne ha maturati più del doppio.

Vediamo dunque quali sono le opzioni che nel 2025 consentono di andare in pensione in anticipo, rispondendo così alla domanda su quanto prima bisogna aver iniziato a lavorare per smettere di farlo qualche anno prima dei 67 anni.

Come si smette di lavorare in anticipo nel 2025

Per quanto il testo della legge di Bilancio 2025 sia ancora al vaglio del Parlamento, e quindi sono possibili modifiche, non dobbiamo attenderci stravolgimenti rispetto a quanto è già stato deciso dalla presidenza del Consiglio dei ministri.

Pertanto, nel 2025 le uniche forme di pensionamento anticipato restano quelle in vigore già quest’anno, quali:

  • pensione anticipata, per chi ha maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contribuzione, un anno in meno nel caso delle donne;
  • pensione con Quota 41, per chi oltre ad aver maturato 41 anni di contributi ha almeno 12 mesi versati entro il compimento dei 19 anni di età. È inoltre richiesta l’appartenenza a dei profili che richiedono una maggior tutela, come ad esempio l’essere disoccupati, invalidi, caregiver o impiegati in lavori usuranti;
  • pensione con Quota 103, riservata a chi all’età di 62 anni ha maturato almeno 41 anni di contributi, accettando però che la pensione risulti calcolata interamente con le regole del sistema contributivo, operazione che nella maggior parte dei casi comporta una penalizzazione dell’assegno.

A queste si aggiungono poi altre misure che richiedono meno anni di contributi ma allo stesso tempo prevedono altri requisiti che ne limitano la platea. Ad esempio abbiamo l’opzione contributiva della pensione anticipata che consente di andare in pensione a 64 anni e con soli 20 anni di contributi, ma solo nel caso in cui l’importo dell’assegno abbia raggiunto una soglia minima pari a 3 volte il valore dell’Assegno sociale.

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Ci sono poi Opzione Donna e Ape Sociale (che non è una vera e propria forma di accesso alla pensione), riservate alle donne (invalide, caregiver e licenziate da grandi aziende) che a fronte di un certo numero di contributi (tra i 30 e i 36 anni) consentono di smettere di lavorare con qualche anno di anticipo. Ma si tratta di misure riservate a pochi.

Quanto prima bisogna aver iniziato a lavorare per andare in pensione in anticipo

Mantenendo una carriera priva di buchi contributivi – o comunque nel caso si sia intervenuti personalmente per dare una copertura agli stessi – nel 2025 quindi vanno in pensione coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1982, anche 1983 nel caso delle donne e di chi invece soddisfa i requisiti per l’accesso alla pensione con Quota 41.

Per quanto riguarda Quota 103, nel 2025 possono accedervi coloro che hanno iniziato a lavorare prima del 1984, purché nati entro il 31 dicembre 1963 (ricordiamo infatti che oltre al requisito contributivo è richiesta un’età di almeno 62 anni per accedere a questa misura).

Nel caso di Opzione Donna, invece, i contributi richiesti sono almeno 35, aprendo così la possibilità a chi ha iniziato a lavorare prima del 1990, ma solo se nate entro:

  • 1964;
  • 1965 se con almeno un figlio;
  • 1966 se con almeno due figli o nel caso di lavoratrici dipendenti o licenziate da aziende in crisi.

Infine l’Ape Sociale, misura che richiede 30 anni di contributi nel caso di chi risulta disoccupato, invalido o caregiver, mentre nel caso di chi ha svolto lavori particolarmente usuranti o gravosi ne sono necessari 36 anni. La possibilità di accedere a una tale misura sarà quindi per chi ha iniziato a lavorare tra il 1995 e il 1989, ma solo se nel 2025 hanno compiuto i 63 anni e 5 mesi di età.



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