Rapporto One Health del Campus Biomedico: Le città del futuro siano sicure, verdi e offrano facile accesso a cure (56%) e a una mobilità sostenibile (50%)


Città inclusive, dotate di spazi verdi, una sanità accessibile e innovativa, una mobilità sostenibile nonché una gestione efficiente della manutenzione urbana. Sono questi gli aspetti principali che la progettazione urbana è chiamata ad affrontare nel prossimo futuro, a partire dalla creazione di spazi sicuri e inclusivi, il miglioramento della salute pubblica e la prevenzione delle disuguaglianze. È quanto è emerso dal 2° Rapporto One Health “La salute della città e dei territori” del Campus Bio-Medico di Roma, in collaborazione con l’Istituto Piepoli, e presentato al Senato. La ricerca ha esaminato l’evoluzione prevista delle aree urbane italiane entro il 2050, analizzando le principali sfide e opportunità in un contesto di profondi cambiamenti, come l’invecchiamento della popolazione e le trasformazioni economiche, sociali e culturali. Adottando un approccio integrato, il modello One Health si propone come guida per affrontare le problematiche sanitarie, urbane e legate alla sostenibilità per supportare e migliorare la qualità della vita.

Popolazione e sostenibilità

In Italia, il panorama urbano è caratterizzato da una rete di piccole e medie città, con poche grandi metropoli, e una popolazione che si prevede rimarrà sostanzialmente stabile nei prossimi 20-25 anni. Il Rapporto evidenzia che, a differenza di altri Paesi europei, le grandi città italiane non vedranno un aumento significativo di abitanti, mentre quelle di medie dimensioni registreranno una crescita demografica. In questo contesto, raggiungere gli obiettivi di sostenibilità fissati per il 2030 e il 2050 rappresenta una sfida cruciale: sebbene permangano difficoltà nel rispettare le scadenze a breve termine, c’è maggiore fiducia nella possibilità di migliorare le condizioni di vivibilità entro il 2050, a patto di intervenire con decisione su ecosostenibilità e trasporto pubblico.

Due modelli di città per il futuro

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Lo studio ha permesso di tracciare due scenari possibili per il futuro delle città. Il primo, denominato “città da usare”, immagina i grandi centri urbani come centri di eccellenza economica, culturale e sanitaria, da vivere principalmente come luoghi di lavoro e servizi, con una popolazione residente limitata e flussi giornalieri intensi. Il secondo, invece, chiamato “città da vivere”, concepisce il tessuto urbano come uno spazio orientato a favorire l’inclusione sociale, la coesione tra centro e periferie e aree urbane progettate per migliorare la qualità della vita, con abitazioni accessibili, verde pubblico e servizi di prossimità.

La voce degli esperti e dei cittadini

Solo l’11% degli italiani si dichiara pienamente soddisfatto della qualità della vita nella propria città e il 39% ha registrato peggioramenti significativi, negli ultimi anni, soprattutto nei grandi centri urbani. Ci si immagina un tecnofuturo determinato dal progresso inarrestabile della tecnologia (per il 68% dei cittadini) e un orientamento sempre più concreto verso la sostenibilità (51%), l’efficienza (48%), l’inclusione (42%). La qualità della vita dipende inevitabilmente da alcuni elementi essenziali, il cui principio fondamentale può essere riassunto nel concetto di accessibilità: alla salute, al lavoro, alla casa, all’istruzione. L’immagine della città del futuro è pienamente in linea con le priorità espresse dalle persone. Infatti, i cittadini si aspettano che le città del futuro siano ambienti sicuri e verdi, dove sia possibile accedere facilmente a cure (56%), servizi (55%), formazione (53%), opportunità professionali (51%), mobilità sostenibile (50%), integrazione e socialità in ogni fase della vita.

Sfide e opportunità

Per il futuro delle città italiane, risulta cruciale puntare sullo sviluppo di una rete di trasporto pubblico interurbano efficiente, privilegiando soluzioni sostenibili come il trasporto intermodale e il modello della “città dei 15 minuti”, che mira a rendere tutti i servizi essenziali facilmente accessibili. Allo stesso tempo, sarà necessario avviare una transizione verso città più coese e solidali, anche attraverso interventi mirati alla rigenerazione degli spazi pubblici e alla riduzione del consumo di suolo. Nel settore sanitario, l’integrazione tra pubblico e privato giocherà un ruolo chiave per migliorare l’accesso alle cure e ridurre i costi, grazie anche all’utilizzo di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e la telemedicina. L’attenzione verso la prevenzione sarà più che mai centrale e consentirà di far fronte al progressivo invecchiamento della popolazione.

Marcello Fiori, Direttore Generale Inail, ha affermato: “Il Rapporto presentato oggi affronta un tema cruciale: le politiche urbanistiche. L’approccio One Health ci invita a mettere la persona al centro delle nostre città, promuovendo una presa in carico dei cittadini che tenga conto della sostenibilità, dell’inclusione e della qualità della vita. La vera sfida consisterà nel costruire stili di vita sani e città capaci di integrare pienamente questi principi”.

Carlo Tosti, Presidente Università e Fondazione Policlinico Campus Bio-Medico, ha dichiarato: “Le città italiane si trovano davanti a una sfida epocale: conciliare la loro unicità storica e culturale con la necessità di adattarsi a un futuro sostenibile. La crescita delle medie città rappresenta un’opportunità straordinaria per creare nuovi modelli di sviluppo urbano, più inclusivi e a misura d’uomo. Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità entro il 2050, è fondamentale agire subito, investendo in mobilità sostenibile e rigenerazione urbana. Questo Rapporto vuole essere una guida e uno stimolo per istituzioni, esperti e cittadini, affinché insieme possano costruire un futuro dove qualità della vita e innovazione vadano di pari passo”.

Domenico Mastrolitto, Direttore Generale Campus Bio-Medico SpA, ha spiegato: “Il 2° Rapporto One Health, presentato oggi al Senato, ci dà una proiezione sul futuro delle nostre città. Emerge l’importanza di una visione a lungo termine e di una governance continuativa: per molti opinion leader rappresenta il principale fattore critico di successo che, si auspica, almeno su alcuni temi non abbia colore politico. Salute, lavoro e ambiente sono le priorità per i cittadini. La qualità della vita passa attraverso una migliore integrazione del contesto lavorativo con i bisogni personali, una connessione con la natura e maggiore spazio per le relazioni, la condivisione e il benessere. Per affrontare le sfide del 2050, pertanto, è essenziale l’accessibilità ai servizi essenziali e la creazione di ambienti urbani più verdi, solidali e orientati al bene della persona. Dobbiamo concentrarci su una sanità innovativa, su un sistema di trasporti efficiente e sull’integrazione tra centri e periferie, per creare spazi che rispondano realmente alle esigenze dei cittadini. Solo così potremo garantire un futuro migliore e più equo per tutti”.

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Per Alberto Oliveti, Presidente ENPAM: “Come rappresentante di un corpo intermedio dei medici siamo attenti da un lato alla salute, ma anche alle relazioni sociali e all’ambiente. Per noi One Health è un percorso da raggiungere e non solo da declinare. Siamo, quindi, attenti a tutto quello che va nell’interesse della società e della rigenerazione urbana, in una dimensione non solo verticale ma anche orizzontale e integrata, da cui nascono sia i determinanti della salute sia le relazioni sociali”.

Per Stefano Laporta, Presidente ISPRA: “Oltre agli interventi normativi ci vuole maggiore consapevolezza e partecipazione da parte dei cittadini. È opportuno prevedere passaggi specifici per consentire ai cittadini di partecipare attivamente a tali processi di rigenerazione urbana. Come ISPRA stiamo lavorando attivamente al fianco del Campus Bio-Medico su temi come la corretta alimentazione nell’ottica di salvaguardare la qualità della vita, mente con il Governo e le amministrazioni locali stiamo lavorando nell’ottica di favorire un approccio realmente integrato”.

Per Barbara Acreman, Direttore Generale per la Casa e la Riqualificazione Urbana del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha spiegato: “Laddove c’è un buon abitare aumenta anche il benessere e la sicurezza. Al fine di contrastare il disagio abitativo è indispensabile individuare il fabbisogno delle persone. In tal senso, come Ministero abbiamo aperto diversi tavoli tematici ascoltando i territori. Favorire la qualità dell’abitare significa anche guardare cosa c’è intorno, valorizzando le aree interne, creando modelli integrati grazie al potenziamento della rete dei trasporti e investendo sull’housing sociale. Il piano casa del Governo va proprio in questa direzione”.

Secondo Livio Gigliuto, Presidente dell’Istituto Piepoli: “Il nostro Rapporto propone scenari, quelli che chiamiamo “futuribili”, delle città che vivremo. Sono diversi e per certi versi divergenti, ma su alcune cose tendono a trovarsi in armonia: le città del futuro non saranno solo spazi costruiti, ma ecosistemi vivi, capaci di integrare sostenibilità, benessere e innovazione. Il cambiamento è già in atto: cittadini ed opinion leader sono pronti a ripensare i nostri spazi urbani per renderli più inclusivi, accessibili e sani. Il futuro delle città non è un destino già scritto, ma una scelta che compiamo oggi”.

L’evento ha avuto il patrocinio del Ministero della Salute, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, della Regione Lazio e del Comune di Roma Capitale.

Nella foto: La “barca di carta” in acciaio realizzata da Daniele Sigalot, artista italiano di fama internazionale, naviga nei giardini della Fondazione Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, grazie alla donazione voluta dai genitori di Bernardo Marziani. Il ventenne si è spento il 13 giugno dello scorso anno presso il policlinico di Trigoria, dove era in cura dal 2022 per un sarcoma di Ewing alla gamba sinistra.

L’opera d’arte – ribattezzata “L’Astrobarca di Berni” e inaugurata questa mattina alla presenza della famiglia e degli amici del giovane, del team di sanitari che lo ha seguito durante tutto il corso della malattia e dei vertici dell’ospedale – simboleggia l’amore per il viaggio e la volontà di esplorare i confini della fantasia, le stesse passioni che animavano Bernardo, figlio della giornalista e scrittrice Elena Martelli e del critico d’arte e giornalista Gianluca Marziani. Ma la scultura rappresenta anche, emblematicamente, il percorso di accompagnamento che i sanitari compiono al fianco dei malati, la passione, la vicinanza, la dedizione, pienamente in linea con la mission, sintetizzata nella formula “la Scienza per l’Uomo”, che caratterizza il Policlinico Campus Bio-Medico fin dalle sue origini, come ha ricordato il presidente della Fondazione Carlo Tosti: “Il nostro obiettivo non è mai stato solamente curare, ma prendersi cura, accompagnare e supportare i pazienti durante tutto il loro percorso clinico. Ogni giorno perseguiamo la finalità di garantire i più elevati livelli di cura e assistenza, in risposta al bisogno di salute della persona, attraverso un modello organizzativo sostenibile e attento a ogni singola persona”.
Bernardo viveva tra Roma e Amsterdam dove studiava. Sui suoi canali social (Instagram e TikTok) ha parlato apertamente del proprio tumore, dei sintomi e della terapia, rispondendo alle domande sulle sue giornate e sui trattamenti ricevuti, come quando raccontò del casco refrigerante utilizzato durante le chemio a infusione per limitare la caduta dei capelli, “poco conosciuto in Italia, il mio ospedale a Roma, infatti, è uno dei pochi a usarlo”.

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Per ricordare il figlio, che con la propria testimonianza diretta e spontanea “ha tracciato ogni giorno linee d’amore che hanno connesso, rigenerato, dato un senso”, i genitori di Bernardo, insieme alla WEM Gallery di Marco Bracaglia, hanno deciso di donare al Policlinico Campus Bio-Medico l’opera d’arte firmata da Sigalot. Alta 160 centimetri, lunga 300 e larga 150, con un peso complessivo di 200 kilogrammi, l’opera fa parte della serie Origami. A partire dal confronto con un semplice foglio di carta, l’artista ne libera le infinite possibilità e le rende scultura. Tra illusione e fantasia, gli origami di Sigalot, all’apparenza fragili e cartacei, sono realizzati in metallo e assumono forme diverse che richiamano il mondo della fantasia più genuina dell’infanzia.
“Ci auguriamo che questa scultura possa offrire ai pazienti e alle loro famiglie un istante magico, la possibilità di un viaggio da fermi, l’idea luminosa che l’amore e la bellezza siano parte fondamentale della cura”, hanno scritto la mamma e il papà di Bernardo nella targa posta al fianco dell’opera, installata nell’area verde di fronte all’ingresso nella hall del Policlinico. “Basiamo da sempre la nostra attività sulla centralità della persona e sull’umanizzazione delle cure e del rapporto con i pazienti”, ha commentato l’amministratore delegato e direttore generale del Policlinico Campus Bio-Medico Paolo Sormani, che poi ha aggiunto: “Quest’opera d’arte costituisce un ulteriore tassello del nostro impegno per una sanità sempre più umana e attenta ai bisogni dei pazienti. Un’iniziativa concreta che mira a coltivare il rapporto tra l’ospedale, le persone e il territorio, nel ricordo di Bernardo”.

Il sarcoma di Ewing è un tumore raro delle ossa e delle parti molli, ad alto grado di malignità. Tipicamente insorge negli adolescenti (l’85% dei casi si verifica intorno ai 15 anni), colpendo in particolare il femore e la tibia. Ogni anno in Europa vengono diagnosticati 600 nuovi casi, di cui circa 60 in Italia.
In occasione dell’inaugurazione dell’opera d’arte, la Fondazione ha inoltre attivato, in accordo con i genitori del giovane, un fondo intitolato al ragazzo che mira a finanziare la ricerca sui sarcomi in grado di generare un impatto anche sull’assistenza dei pazienti a medio-lungo termine. “I sarcomi sono un gruppo di malattie estremamente eterogeneo, ne esiste oltre un centinaio di sottotipi istologici”, ha spiegato il professor Bruno Vincenzi, responsabile del Day Hospital oncologico del Policlinico, che ha seguito Bernardo durante tutto il decorso della malattia. “Ciò rende necessario personalizzare non solo il percorso di cura, ma anche il follow-up. In questo percorso è fondamentale il lavoro di un’equipe multidisciplinare esperta, come avviene al Campus Bio-Medico”.



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