REPUBBLICA DOMINICANA | Governo intensifica controlli migratori alla frontiera con Haiti


Il governo della Repubblica Dominicana ha annunciato il varo di misure “piu’ rigide” di controllo alla frontiera con Haiti, Paese da tempo attraversato da una profonda crisi economica e di sicurezza.

Santo Domingo “aumentera’ lo spiegamento” degli effettivi preposti al controllo migratorio, “con l’ingresso di piu’ veicoli e risorse tecnologiche per l’espulsione delle persone senza documenti”,ha detto il direttore dell’agenzia per le migrazioni, Luis Lee Ballester.

“Le nuove disposizioni sono centrate sul rafforzamento della vigilanza alla frontiera e sull’ottimizzazione dei controlli all’ingresso”, ha aggiunto. La ministra dell’Interno, Faride Raful, ha da parte sua ribadito “l’impegno incorruttibile” del governo “per il controllo dell’immigrazione irregolare”, tema considerato “di prioritaria sicurezza nazionale”.

Da ottobre 2024 il governo del presidente Luis Abinader ha annunciato l’intenzione di espellere ogni settimana circa diecimila persone irregolari nel Paese, in gran parte di nazionalita’ haitiana.

Si calcola che nella Repubblica Dominicana – un Paese da 10,5 milioni di abitanti – vivano circa 500 mila cittadini haitiani, anche se per gruppi radicali pronti ad appoggiare misure piu’ severe, la stima sarebbe al ribasso.

La scorsa settimana Abinader aveva difeso la strategia dalle critiche in arrivo da dentro e fuori il Paese rivendicando la necessita’ di tutelare la sicurezza nazionale a fronte della pressione esercitata dalle bande nel Paese vicino.

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“Nessuno, assolutamente nessuno, nessuno Stato e men che meno organizzazioni private, puo’ decidere ne’ criticare le azioni che si sono fatte ne’ quelle che si faranno per difendere l’integrita’ e la pace del territorio dominicano”, spiegava.

Nel 2021 il governo dominicano annunciava l’avvio della costruzione di un muro lungo la frontiera che divide le due nazioni in cui si divide Hispaniola, l’isola piu’ grande dei Caraibi. A meta’ febbraio le autorita’ parlavano della realizzazione di altri dodici chilometri, portando il muro – dotato di punti di controllo e “avanzati” strumenti di vigilanza – a un totale di oltre 170 chilometri.

Abinader rivendica soprattutto la necessita’ di arginare la pressione diretta e indiretta esercitata dall’azione violenta delle bande criminali. Secondo informazioni certificate dall’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, nel 2024 ad Haiti almeno 5.601 persone sono rimaste vittime dell’azione delle bande armate, un migliaio in piu’ di quelle registrate l’anno precedente, con oltre 2.100 feriti e quasi 1.500 persone rapite.

Nel Paese opera da giugno scorso una Missione multinazionale di supporto alla sicurezza, incaricata di sostenere gli sforzi delle forze di sicurezza locali proprio nel contrasto alle organizzazioni armate cui si attribuisce il controllo dell’80 per cento della capitale e delle principali vie di comunicazione nazionali.

La Missione, approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 2 ottobre 2023 pur non essendo un’operazione Onu, e’ guidata dal Kenya e coordinata con la polizia nazionale haitiana. Hanno promesso di inviare personale diversi membri della Comunita’ caraibica – Giamaica, Bahamas, Guyana, Barbados e Antigua e Barbuda – cosi’ come Bangladesh, Benin e Ciad.

Il primo contingente e’ arrivato ad Haiti alla fine di giugno del 2024. Sforzi che vanno intensificati, ha sottolineato di recente il ministro degli Esteri dominicano, Roberto Alvarez: serve “una risposta coordinata e solida di tutta la comunita’ internazionale” ed e’ necessario “che la Missione disponga di un maggior sostegno finanziario”, ha detto.

Peraltro, quella che Haiti soffre da tempo e’ una crisi a piu’ livelli: l’emergenza sicurezza insiste in un quadro di sofferenza economica e sociale che rende il Paese il piu’ povero delle Americhe e con indici di diseguaglianza tra i piu’ elevati al mondo. Un contesto cui hanno contribuito grandi catastrofi naturali (terremoti e alluvioni record), aggravato dalla crisi politica e istituzionale: con un parlamento non funzionante da tempo, una riforma della Costituzione mai varata, elezioni generali rinviate in continuazione il Paese soffre anche la mancanza di un presidente dall’estate del 2021, con l’uccisione di Jovenel Moise.

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