Quella startup italiana che dà nuova vita alle batterie esaurite. «Sembrava un’impresa impossibile, eppure ce l’abbiamo fatta»


Continua a correre veloce lo speciale sulle startup della mobilità sostenibile. Tappa a Torino, nel polo dell’automotive. Qui il team guidato da Marco Bevilacqua ha messo a punto nuovi accumulatori di energia accendendo Reefilla. «Trasformiamo i limiti in risorse»

Dare una nuova vita alle batterie usate è la mission di Reefilla, startup a cui è dedicato il nostro nuovo appuntamento del martedì con le realtà della mobilità sostenibile. L’impresa di energy storage, nata a Torino nel 2021 da Marco Bevilacqua, Pietro Balda e Gabriele Bergoglio, ha recentemente portato a termine un aumento di capitale da 4,5 milioni di euro guidato da CDP Venture Capital attraverso il Fondo Green Transition-PNRR. Dopo il round, adesso punta all’estero e all’inaugurazione di un nuovo Competence Center dove si testano le batterie e ci si occupa della produzione di nuovi prodotti. Abbiamo approfondito il tema con il suo CEO, Marco Bevilacqua.

Marco Bevilacqua, CEO Reefilla

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Reefilla, sfida iniziata a Torino

«Trasformiamo le batterie a fine vita da problema a risorsa – racconta Marco a StartupItalia – Dal 2021, anno della nostra fondazione, ci occupiamo di energy storage e power generation mobili attraverso un processo di economia circolare che garantisce una seconda vita alle batterie».

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Marco e i co-founder di Reefilla sono amici di lunga data «Con Pietro Balda e Gabriele Bergoglio (ndr i cofondatori della startup) ci conosciamo dal 2018, anno in cui abbiamo frequentato tutti e tre il Master in Business Administration a Torino. Noi siamo figli dell’automotive.. A quel tempo eravamo manager per la ex FIAT». In quegli anni, anche se non è trascorso un tempo biblico, si è iniziato a parlare più insistentemente di mobilità elettrica. «Ma era ancora un orizzonte – racconta il CEO – Poi, nel 2020, è entrato in vigore l’obbligo dei veicoli a bassa emissione nell’UE e ci siamo resi conto che, di fronte a questa transizione, c’era un bacino di azione su cui saremmo potuti intervenire con le nostre competenze».

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Marco Bevilacqua, Pietro Balda e Gabriele Bergoglio

Da un lato, la spinta verso l’innovazione e la sostenibilità, da un altro la necessità di rinnovare il parco auto. «La sfida non era semplice: sapevamo che non sarebbe stato immediato vendere le auto elettriche, ma ci siamo concentrati su un altro aspetto, quello della sostenibilità, e ci siamo chiesti: “Come possiamo riportare in vita le batterie esaurite?“». Dalla risposta a quella domanda è nata Reefilla, che oggi propone soluzioni per trasportare l’energia elettrica dove questa non arriva.

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Da batterie esaurite ad accumulatori di energia

«Con il mobile charging si può pensare a soluzioni di ricarica dove le colonnine non ci sono ancora – continua Marco – Così, abbiamo realizzato delle ricariche dando una nuova vita alle batterie che avevano terminato il proprio ciclo esistenziale. In particolare, le abbiamo utilizzate come accumulatori di energia». Oggi Reefilla ha il suo “Battery competence center“, dove si testano le batterie e ci si occupa della produzione di nuovi prodotti. «Abbiamo chiuso il 2024 con 250mila euro di fatturato, ora vogliamo più che triplicare di anno in anno – continua Marco – All’attivo oggi contiamo più di 150 dispositivi, ma ci dedichiamo incessantemente allo sviluppo di nuove soluzioni e prodotti non orientati solo al mercato dell’auto ma anche al mondo industriale e dell’elettrificazione».

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Non solo automotive

L’automotive, per Reefilla, è, quindi, solo un punto di partenza: «Oggi ci rivolgiamo a tutte le industries, soprattutto a quelle della power generation, ma i nostri moduli sono applicabili ovunque ci sia bisogno di energia: dal piccolo artigiano al cantiere medio-grande fino a un mercato rionale dove manca una infrastruttura di rete». Dopo Fillee, che è stato il primo dispositivo di ricarica mobile per veicoli elettrici messo a punto dal team di Marco, la startup torinese si prepara a lanciare, nel 2025, nuove soluzioni di power generation off-grid per rispondere alle crescenti esigenze del mercato dell’energia.

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«Il nostro prodotto è 100% made in Torino, dal manufactoring alla produzione – conclude il CEO – Nel corso del 2025 e del 2026 vogliamo sempre di più consolidarci sul mercato con una presenza più capillare e matura e andare verso risultati sempre più importanti guardando in primis al mercato italiano e poi all’internazionalizzazione, in particolare nell’UE, che si trova al centro della transizione ecologica». E conclude: «Sono molto fiero del mio team, su cui posso sempre contare, ci siamo sempre aiutati e appoggiati l’uno sull’altro. Fare startup oggi non è assolutamente facile, farlo da soli è molto difficile ma per il mio team il nostro rapporto è un po’ come un matrimonio: più tempo passiamo assieme e più litighiamo ma per un matrimonio felice ci vuole sia supporto che sopportazione».





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