Claudio Descalzi, ad di Enel, al Capital Market update dello scorso marzo – Eni
Eni ha lanciato un maxi piano di azionariato diffuso e ampliato la schiera delle grandi aziende che stanno adottando questo “modello 2.0”. Un’evoluzione della classica public company nata nel XIX secolo, con la Rivoluzione industriale, quando l’azionariato diffuso era un modo per fare impresa e raccogliere capitali. Una partecipazione collettiva alla vita della società che oggi assume una nuova forma e un nuovo ruolo come sistema di welfare aziendale per avvicinare la gestione aziendale ai dipendenti. Non per scopi finanziari, ma più per esigenze etiche e sociali.
Ferrari, Mediobanca e Generali prima e, di recente, A2a, Fincantieri e appunto Eni ne hanno lanciati diversi modelli raccogliendo il plauso di una parte dei sindacati. «È una conquista che rafforza il ruolo dei lavoratori nelle dinamiche d’impresa, consentendo loro di beneficiare dei risultati raggiunti – ha commentato di recente Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, –. Sono accordi come questi che danno alle relazioni industriali visione moderna, dinamica, partecipativa, capace di legare crescita, responsabilizzazione del lavoro, benessere diffuso, consolidando sviluppo e democrazia economica nel Paese»
Oggi l’azionariato diffuso è di fatto un piano a favore dei dipendenti di una azienda che possono sottoscrivere una parte delle azioni solitamente in modo gratuito e con delle agevolazioni e/o premi. Non ha quindi più lo scopo di sostenere finanziariamente l’azienda, che anzi impiega risorse, ma di fare “quadrato” intorno ad essa.
D’altra parte, come sottolinea una recente ricerca di Aon Italia, per il 97% delle aziende italiane è importante garantire il benessere dei propri dipendenti, tanto da considerare il “wellbeing” una delle priorità globali per i prossimi cinque anni. Un ambiente di lavoro sereno, con colleghi fortemente ingaggiati è la forza di un’azienda. Il benessere dei dipendenti è una leva che influenza direttamente l’incremento delle performance aziendali.
Di recente in Italia si sono mosse in questa direzione Fincanteri, A2a e da ultima Eni. Quest’ultima ha annunciato ieri l’assegnazione di oltre 3 milioni di azioni proprie a favore dei dipendenti nell’ambito della prima fase del piano di azionariato diffuso, approvato dall’assemblea degli azionisti a maggio. L’iniziativa, totalmente gratuita nelle prime due fasi del 2024 e 2025, «ha riscontrato un successo significativo con un tasso di adesione che ha superato il 95% tra gli oltre 22mila dipendenti interessati», sottolinea il gruppo guidato da Claudio Descalzi specificando di essere «fra le prime società in Italia a realizzare un piano di tale estensione, in un contesto come quello italiano in cui l’azionariato diffuso è una pratica ancora poco consolidata». Nel 2025 l’iniziativa sarà progressivamente estesa ai dipendenti delle società estere. Come precedentemente annunciato, prevede due assegnazioni annuali (nel 2024 e 2025) di azioni gratuite per un controvalore individuale annuo di 2.000 euro. A ciascuna assegnazione si applica un periodo “di lock-up” della durata di 3 anni, durante il quale le azioni non potranno essere cedute. Nel 2026 sarà applicata una modalità di coinvestimento che prevede, a fronte dell’acquisto di azioni da parte del dipendente, l’assegnazione di azioni gratuite pari al 50% delle azioni acquistate, fino a massimi mille euro.
Quanto a Fincantieri, che ha invece portato a termine il suo piano, il gruppo guidato da Pierroberto Folgiero, ha offerto ai propri dipendenti la possibilità di investire in azioni su base volontaria e a condizioni vantaggiose. Il piano ha registrato un tasso di adesione complessivo del 22% tra i dipendenti nei Paesi coinvolti. In Italia, si è distinto per un’adesione del 97% tra i dirigenti e del 69% tra i quadri, a dimostrazione dell’elevato livello di engagement del management allargato verso uno strumento molto innovativo per Fincantieri e al suo primo ciclo. Come ulteriore incentivo, è previsto che nel 2025 i partecipanti al piano ricevano un pacchetto aggiuntivo di azioni.
Quanto ad A2a, l’utility milanese ha annunciato un piano triennale di azionariato diffuso a favore di oltre 13.000 dipendenti, che sarà proposto alla prossima assemblea degli azionisti. «L’azienda acquisterà azioni proprie e poi le metterà a disposizione dei dipendenti gratis, poi – spiega l’ad Renato Mazzoncini – loro potranno investire loro risorse in azioni con premi inversamente proporzionale al ruolo aziendale».
Un trend in forte crescita quindi in Italia che potrebbe avere presto nuovi protagonisti. «Si tratta anche di una alternativa per canalizzare i risparmi privati – spiega un analista finanziario secondo cui potremmo – essere difronte a una vera e propria nuova forma di investimento».
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