Un collezionista di immagini di giovani defunte è stato condannato a due anni di reclusione. Nella sua abitazione sono state scoperte oltre 300 fotografie, sottratte da vari cimiteri di Roma. Tra i casi più eclatanti, quello riguardante la sottrazione dell’urna funeraria di Elena Aubry, deceduta in un incidente stradale all’età di 26 anni.
La scoperta
L’uomo, già noto alle autorità per i furti nei cimiteri della capitale, è stato identificato grazie alla denuncia presentata dalla madre di Elena Aubry. La sua abitazione è stata perquisita e si è trovato in possesso di una vasta collezione di immagini di giovani donne, prelevate dalle tombe. Queste fotografie erano accuratamente catalogate e disposte nella sua stanza.
Le motivazioni
Durante l’interrogatorio, l’uomo ha confessato il suo impulso ossessivo per le immagini di donne giovani e belle decedute. Definito come un “bisogno perverso”, ha ammesso di non poterne fare a meno, paragonando il suo comportamento a una dipendenza. È stato condannato per ricettazione, mentre ad aprile si aprirà un ulteriore processo per il furto delle ceneri di Elena Aubry, che lo vedrà imputato per violazione di sepolcro, vilipendio e sottrazione di cadavere.
Un taccuino in suo possesso, che annotava giorno, ora e nomi delle persone a cui appartenevano le foto, ha fornito ulteriori prove contro di lui. In alcuni casi, tuttavia, non è stato possibile restituire le immagini alle famiglie.
Implicazioni legali
Il tribunale ha stabilito che l’uomo fosse nel pieno possesso delle sue facoltà mentali al momento dei reati. La sentenza evidenzia l’agghiacciante dedizione con cui ha perseguito la sua attività per oltre dieci anni, nonostante fosse già stato condannato per reati simili nel 2014.
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