Le elezioni tedesche del 23 settembre 2025 si sono concluse con la vittoria – con ampio margine – del blocco conservatore CDU/CSU (Unione Cristiano-Democratica di Germania e Unione Cristiano-Sociale in Baviera), votato dal 28,6% degli elettori. Tuttavia, la vera notizia è lo storico aumento del sostegno al partito di estrema destra AfD (Alternative für Deutschland), che ha ottenuto il 20,8%. L’SPD (Partito Socialdemocratico di Germania), a cui appartiene il cancelliere uscente Olaf Scholz, si è invece fermata al 16,4%, raccogliendo il peggior risultato di sempre. È stata una sorpresa il risultato del partito di sinistra Die Linke, che ha ottenuto l’8,8%dei consensi, ovvero quasi il doppio dei voti presi alle elezioni del 2021 (4,9%) e della percentuale prevista dalle proiezioni di solo una settimana fa.
Secondo le analisi del voto, in queste elezioni il Paese si è diviso lungo due linee: da un lato, lungo la linea geografica che divide le ex Germania dell’Ovest e Germania dell’Est; dall’altro lungo la linea del genere, con uomini e donne che – soprattutto nella fascia più giovane – hanno espresso preferenze tendenzialmente diverse. Andando a vedere le preferenze per provincia, lo Stato federale è diviso nettamente in due: ad esclusione di Berlino, Erfurt e Leipzig la ex-DDR (Germania Est) è completamente a maggioranza AfD. Al contrario, l’ex BRD (Germania Ovest) ha votato in maggioranza per la CDU.
La spaccatura tra uomini e donne
Approfondendo i dati sul voto, ci si rende conto che gli uomini e le donne tedeschi hanno votato in modo molto diverso: se si guarda agli elettori maschi nel complesso, la percentuale del partito di estrema destra sale al 24%, contro il 18% delle elettrici. La situazione è opposta a sinistra: Die Linke ha ottenuto l’11% tra le elettrici e solo il 7% tra gli elettori. Questa differenza si acuisce e diventa una vera e propria spaccatura se si prende in considerazione la fascia più giovane di persone votanti. Le giovani tedesche tra i 18 e i 24 anni hanno infatti votato in maggioranza a sinistra: ben il 34% ha espresso infatti la preferenza per Die Linke, mentre i coetanei che hanno votato per lo stesso partito sono meno della metà, il 15%. I giovani uomini, infatti, hanno preferito nettamente AfD, che ha raccolto il 25% delle preferenze di questa categoria (e solo il 15% delle giovani donne).
La questione non è solo tedesca
Questa netta divisione tra vedute politiche e preferenze di voto non è una peculiarità della Germania: una situazione simile si è verificata negli Stati Uniti durante le ultime elezioni presidenziali a novembre del 2024, ma anche in Polonia nelle elezioni del 2023 e in Corea del Sud nel 2022. Secondo un’analisi del The Economist – che ha preso in considerazione i dati dei sondaggi provenienti da 20 paesi sviluppati, utilizzando l’European Social Survey, l’America’s General Social Survey e il Korean Social Survey –, fino a circa 20 anni fa i giovani uomini e le giovani donne tra i 18 e i 29 anni avevano opinioni politiche piuttosto simili, quasi sovrapponibili. Ora invece emerge un chiaro divario: in media, le donne tendono a essere più progressiste, mentre gli uomini si sono spostati verso posizioni più conservatrici. Un rapporto Ipsos del 2024, che ha analizzato dati da Australia, Brasile, Francia, Germania, Giappone, Corea del Sud e Turchia, conferma la spaccatura.
“Le donne hanno superato il limite”
Secondo il giornale inglese, questo cambiamento riflette una più ampia trasformazione sociale: mentre le donne giovani vedono ancora molte battaglie da combattere per la parità di genere, molti uomini percepiscono il progresso rispetto ai diritti delle donne come una minaccia. Un recente sondaggio in 27 paesi europei ha rivelato che i giovani uomini sono più propensi rispetto ai loro padri e nonni a credere che i diritti delle donne abbiano superato il limite, mettendo a rischio le opportunità maschili. Contrariamente alla convinzione di senso comune che ogni nuova generazione sia più progressista della precedente, il crescente scetticismo dei giovani uomini verso il femminismo suggerisce una tendenza opposta, con possibili implicazioni sul futuro del dibattito politico e sociale.
Sostiene lo stesso Alice Evans, docente di Scienze sociali dello sviluppo al King’s College di Londra, intervistata dal The Guardian dopo le elezioni statunitensi. Secondo la studiosa, molti giovani uomini temono che le politiche di diversità, equità e inclusione stiano andando troppo oltre e si chiedono se i progressi femminili non stiano avvenendo a loro discapito. Ma questo fenomeno non si limita all’ambito legato alle questioni di genere: le differenze di opinione emergono anche su temi come ambiente e controllo delle armi. Secondo Evans, anche la frammentazione dell’informazione ha un ruolo chiave: se un tempo i giovani condividevano gli stessi programmi televisivi e fonti di notizie, oggi i social media e gli algoritmi creano bolle informative che rafforzano opinioni preesistenti, contribuendo a questa crescente divisione tra i sessi.
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