Il business di Vibo il narcos: Superbonus 110, i wc della metrò e i Rolex presi con l’usura


Milano, 26 febbraio 2025 – 22 aprile 2022, Francesco Orazio Desiderato riceve un messaggio Whatsapp da Saverio Lo Mastro: in allegato c’è un file pdf che mostra “lo stato attuale dei locali oggetto della ristrutturazione, i bagni sotterranei della metropolitana Duomo di Milano”.

Sì, perché, come emerge dalle carte dell’inchiesta di Dda e carabinieri sul narcotrafficante legato al clan Mancuso, la società G.Group srl – formalmente intestata al geometra vibonese da ieri ai domiciliari ma di fatto controllata dal cinquantenne – era riuscita ad accaparrarsi il restyling dei wc pubblici della fermata più centrale e frequentata della città, con tanto di primo “Tokyo Toilet” pubblicizzato durante il Salone del Mobile di tre anni fa.

Il contatto

L’8 maggio, avvenne la consegna dei badge d’accesso ai locali di Atm, ricostruiscono i militari del Nucleo investigativo.

Il giorno dopo, partì il cantiere da 55.600 euro, visitato a giugno dai ghisa del Nucleo ambiente: a Lo Mastro vennero elevate “contestazioni penali per l’accantonamento non autorizzato di rifiuti (macerie) in un deposito a lui concesso in uso”. Il giudice Daniela Cardamone non ha ravvisato la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza sul trasferimento fraudolento di valori (il geometra acquistò il 100% delle quote della srl nel 2019 dai due proprietari di allora), ma le conversazioni intercettate fanno chiaramente capire che Lo Mastro non muoveva un passo senza prima consultarsi con “Vibo”, nickname su SkyEcc dietro il quale si celava Desiderato.

Per l’accusa, del resto, il cinquantunenne non era altro che il braccio operativo del narcos, che negli anni avrebbe riciclato i soldi della droga in diverse attività economiche in chiaro (o meglio in chiaroscuro, se consideriamo l’ingente ammontare dei versamenti in nero).

“Padrone” e sottoposto

Il “prestanome”, per dirla con le parole del collaboratore di giustizia Claudio Agostino Romeo. Durante la pandemia, ad esempio, Desiderato fiutò l’affare del Superbonus 110% e decise di investire 70mila euro nell’acquisto di ponteggi per cantieri edili da un’azienda messinese in dismissione: Romeo e Lo Mastro passarono lo Stretto per chiudere la trattativa e organizzare il trasporto in Lombardia.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Il materiale rimase per settimane accatastato nella ditta di autodemolizione di via Girardengo 1/6, quartier generale del broker (nelle due ore giornaliere di permesso concesse dal Tribunale di Sorveglianza) su terreni riconducibili ai familiari di don Pepè Flachi (a cui “Vibo” versava regolarmente l’affitto in parte con regolare bonifico in parte brevi manu in contanti).

A un certo punto, il cinquantenne, stufo dell’inerzia dei soci, si attivò in prima persona per non perdere i soldi dell’investimento, riuscendo a rivendere i ponteggi a tre ditte individuali intestate a nordafricani e ricavandoci circa 250mila euro. Finita? No, perché nella primavera del 2022 ha aperto pure una partita Iva a una parente acquisita, così da intestarle un distributore di benzina con autolavaggio, al civico 200 di viale Testi.

Le richieste dello strozzino

Desiderato era considerato un “mammasantissima”

E poi c’è il tesoro che Desiderato, stando a quanto accertato dall’Antimafia, avrebbe accumulato con l’usura, taglieggiando Romeo fino a spingerlo a “pentirsi”.

Tutto inizia nell’inverno del 2020, quando il cinquantenne presta 60-70mila euro al collaboratore, riavendoli dopo due settimane con una maggiorazione di 6mila euro. Passa qualche mese, e Romeo torna a bussare: Desiderato gli dà 200mila euro, “con l’obbligo di restituirne entro dodici mesi 500mila”.

Un debito a cui l’uomo non riuscirà a far fronte, tamponando le continue richieste di soldi dello strozzino con lavori edili da scalcolare dal computo generale (90mila euro per sistemare la stazione di servizio e altri 100mila per rimettere a nuovo un appartamento).

Alla fine, Romeo costringerà il figlio a cedere il 40% della Relocation Italia srl alla G.Group di Lo Mastro e si priverà di un Rolex Daytona da 65mila euro, di un Audemars Piguet da 150mila euro e di altri due Daytona (di cui uno in oro giallo) per un valore complessivo di 148mila euro.

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