L’e-commerce di Andy Jessy in una nota, risponde: «Questo gruppo continua a diffondere informazioni errate e siamo in disaccordo con le posizioni espresse dalla campagna “Make Amazon Pay”. Amazon partecipa attivamente alla vita economica dei Paesi in cui opera, pagando tutte le tasse richieste e rappresentando un’opportunità di crescita e sviluppo»
Per Amazon è un venerdì proprio nero. Con il Black Friday si è alzata anche un’ondata di proteste che ha coinvolto il gigante dell’e-commerce. Sono migliaia i lavoratori, in più di 20 Paesi, che in queste ore non stanno lavorando per sciopero. Le accuse mosse contro l’azienda sono quelle di non garantire diritti adeguati ai lavoratori e di non impegnarsi sufficientemente per il clima.
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Chi sta protestando durante Black Friday?
Le proteste, che rientrano nel movimento internazionale “Make Amazon Pay” attivo da anni, non si fermeranno al Black Friday, ma minacciano di continuare fino al Cyber Monday, il prossimo lunedì 2 dicembre. Coordinata da Uni Global Union e Progressive International, la campagna coinvolge oltre 80 gruppi sindacali e associazioni, uniti nella richiesta di condizioni lavorative più eque, diritti sindacali garantiti e misure concrete contro il degrado ambientale. La protesta, su scala globale, tocca paesi come Francia, Germania, India e Regno Unito. In Germania, il sindacato Verdi ha chiamato a raccolta migliaia di lavoratori nei centri Amazon di Dortmund e Lipsia. Nel Regno Unito, gli attivisti hanno organizzato manifestazioni contro le agevolazioni fiscali di cui Amazon beneficia, presentando anche una petizione con oltre 110.000 firme per una maggiore trasparenza. Ma non sono soltanto le condizioni di lavoro al centro della bagarre. I lavoratori, infatti, spingono anche per una responsabilità ambientale concreta. E chiedono una riduzione degli imballaggi (che Amazon ha dimostrato di aver accolto) e un maggiore impegno nell’elettrificazione della flotta di consegna.
La risposta di Amazon
Il gigante dell’e-commerce non ha tardato a far sentire la sua voce e ha risposto definendo la campagna una “diffusione di informazioni errate”. In una nota si legge: «Siamo orgogliosi di essere il maggior acquirente aziendale di energia rinnovabile al mondo. Abbiamo già investito, e continueremo a farlo, miliardi di dollari per la riduzione degli imballaggi e l’elettrificazione della flotta dei nostri fornitori di servizi di consegna. Tutto questo al fine di raggiungere il nostro obiettivo di lungo periodo: raggiungere zero emissioni nette di CO2 in tutte le nostre attività entro il 2040. Questo gruppo continua a diffondere informazioni errate e siamo in disaccordo con le posizioni espresse dalla campagna “Make Amazon Pay”. Amazon partecipa attivamente alla vita economica dei Paesi in cui opera, pagando tutte le tasse richieste e rappresentando un’opportunità di crescita e sviluppo per il territorio, le imprese locali e i clienti. A questo si aggiunge il fatto che offriamo ai nostri dipendenti un’ottima retribuzione, ottimi benefit e opportunità, il tutto fin dal primo giorno. Abbiamo creato più di 1,5 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo e offriamo un ambiente di lavoro moderno, sicuro e stimolante, sia che si lavori in ufficio o in uno dei nostri centri logistici».
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