Casa Zero, niente risarcimento ai privati: l’inchiesta è archiviata


La “truffa” sarebbe stata preordinata, come confermerebbero la fatture false emesse dal consorzio che attestavano l’avanzamento dei lavori e quindi la “regolarità” dei crediti prelevati dai cassetti fiscali e che i clienti avrebbero effettivamente ceduto a chi avrebbe dovuto svolgere i lavori. Ma per le persone che si erano affidate a Casa Zero, società di Nervesa della Battaglia specializzata in lavori di ristrutturazione edilizia con il Superbonus 110% non ci saranno ristori economici. Non c’è infatti un danno diretto perché i “crediti” erano in realtà solo delle detrazioni sull’importo delle opere. E’ con questa motivazione che oggi 26 febbraio il giudice per l’udienza preliminare Cristian Vettoruzzo ha definitivamente archiviato il procedimento per le truffe di cui Casa Zero si sarebbe resa responsabile nei confronti dei propri clienti privati. Opere che però non sono mai neppure cominciate o sarebbero state lasciate a metà. Ma i vertici del gruppo avrebbero immediatamente monetizzato i crediti fiscali, circa 50 milioni di euro di cui 36 sono finiti sotto sequestro.

«E’ una decisione che ovviamente non possiamo condividere – ha detto Fabrizio Negrini, uno degli avvocati che rappresentavano gli “esodati” – ma che mette anche alcuni punti fermi per noi essenziali: contrariamente da quanto sostenuto dalla Procura il raggiro c’è stato fin dall’inizio anche se non si è concretizzato in una truffa vera e propria. Tutto ciò apre la strada alla costituzione dei nostri clienti (una quarantina quelli che avevano fatto opposizione al decreto di archiviazione chiesto dal pubblico ministero Massimo De Bortoli) come parte civile nel probabile processo che si svolgerà e che ad oggetto la truffa ai danni dello Stato e degli istituti bancari, come anche di svariate società finanziarie, che avevano monetizzato quei crediti». Il danno provocato, spiega il legale, sarebbe evidente e va delle spese sostenute per sistemare gli interventi lasciati per aria da Casa Zero al fatto di non essere potuti rientrare nel beneficio degli sgravi.

«Siamo soddisfatti dell’esito finale – spiega l’avvocato Simone Guglielmin, uno dei difensori degli indagati – l’ordinanza del gup ha di fatto abbracciato le nostre argomentazioni difensive che erano state svolte a sostegno dell’archiviazione. Abbiamo sempre sostenuto l’inconsistenza delle truffe in danno dei privati, venendo a mancare un danno-evento penalmente rilevante».

Ora però resta da chiarire cosa farà l’Agenzia delle Entrate che, almeno in teoria, potrebbe bussare alla porta dei clienti per chiedere la restituzione dell’intera detrazione. La “longa manus” del Fisco, nel 2022, aveva emesso una circolare che nella prospettiva degli investigatori metterebbe al riparo i clienti del consorzio da eventuali azioni di rivalsa economica. «In realtà – dice ancora l’avvocato Negrini – basta leggere quel documento per capire che le cose non stanno esattamente così. L’Agenzia delle Entrate ritiene che la condizione preliminare sia il fatto che i cittadini abbiano sporto regolare denuncia per la cosiddetta truffa subito ma si riserva eventuali iniziative una volta che si saranno conclusi i procedimenti penali». Quindi i cosiddetti truffati non potrebbero dormire sonni del tutto tranquilli. Tanto è vero che ci sarebbero casi di persone, residenti tutte fuori provincia, che sarebbe state convocate dalla Guardia di Finanza per “interlocuzioni” relative ai crediti fiscali ceduti, facendo prendere corpo allo spettro rappresentato dalla richieste di restituire centinaia di migliaia di euro.

Resta in piedi invece il procedimento riguardante la truffa verso lo Stato e gli intermediari che hanno trasformato i crediti fiscali in moneta sonante, arrivato all’udienza preliminare in programma il prossimo 22 aprile. Potenzialmente imputati (ma non hanno ancora deciso se chiedere o meno riti alterativi) ci sono l’amministratore delegato Fabio Casarin, Alberto Botter (amministratore di fatto), i professionisti Massimiliano Mattiazzo, Andrea Pillon, Giorgio Feletto e i consulenti del lavoro Daniela Pacelli, Alessandro Pacelli. Ultimo, ma non per importanza, Roberto Brambilla, che sarebbe il regista finanziario dell’intera operazione.

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