Il silent album in protesta contro l’AI


Is This What We Want? è l’album pubblicato da più mille artisti britannici, tra cui Damon Albarn e Paul McCartney, in segno di protesta contro le nuove politiche sul copyright a favore dell’AI

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Is This What We Want? è il titolo del silent album pubblicato da 1,000 UK Artists, tra cui Damon Albarn, Kate Bush e Annie Lennox, in segno di protesta contro le nuove politiche sul copyright proposte dal governo britannico, che potrebbero favorire le aziende di intelligenza artificiale a scapito dei musicisti.

“È questo ciò che vogliamo?” si interrogano gli esponenti della musica britannica. Da un’idea del compositore britannico Ed Newton-Rex, nonché ex dirigente di un’azienda attiva nel settore dell’AI, nasce allora questa insurrezione che vuole essere una risposta alla proposta del governo di introdurre un’esenzione dal diritto d’autore che consentirebbe alle aziende di intelligenza artificiale di addestrare i propri algoritmi utilizzando il lavoro dei musicisti senza alcun compenso. “Questa proposta consegnerebbe gratuitamente alle aziende di AI il frutto del lavoro di una vita dei musicisti britannici, permettendo loro di sfruttare la nostra creatività per farci concorrenza”, sentenzia Newton-Rex. “Non solo sarebbe un disastro per gli artisti, ma è anche del tutto superfluo: il Regno Unito può eccellere nel campo dell’IA senza sacrificare le sue industrie creative, che sono leader a livello mondiale“.

Il progetto ha avuto moltissime adesioni da artisti di ogni genere: Hans Zimmer, Cat Stevens, Tori Amos e membri di band cult come Radiohead e Jamiroquai. L’album ha una durata di 47 minuti e 17 secondi e contiene 12 tracce. Assemblando i titoli delle tracce, ne risulta: The British Government Must Not Legalise Theft To Benefit AI Companies (“Il governo britannico non deve legalizzare il furto di musica per favorire le aziende di IA”), un messaggio chiaro e diretto dai più di mille artisti.

 

L’intelligenza artificiale è in rapidissimo sviluppo e si sta diffondendo a macchia d’olio su ogni ambiente. Recentemente alcune squadre NBA hanno aggiunto al loro team dei robot da allenamento integrati con intelligenza artificiale mentre l’azienda giapponese Panasonic Holdings, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, ha creato un clone del fondatore Konosuke Matsushita, con lo scopo di stimolare e aiutare i dipendenti.

Di fronte a questa repentina ed incontrollata escalation è lampante la confusione dei governi e dei tecnocrati stessi. Come spesso succede si cede alla logica del guadagno; ma a discapito di chi?

Il Regno Unito si sta impegnando nell’essere uno dei paesi leader nella sfera AI. Non è passato infatti che un mese dalla pubblicazione dell’ “AI Opportunities Action Plan”, il piano governativo britannico che contiene 50 raccomandazioni su come sviluppare al meglio il futuro dell’AI, lavorando in partnership con innovatori, investitori e ricercatori. La volontà è quella di occupare il posto dei leader prima che lo faccia qualcun altro, provvedendo a redigere alcune generiche linee-guida ma lasciando che sia il mercato ad autoregolamentarsi.

È dunque nobile questa protesta silenziosa da parte degli artisti del mondo della musica, che non è una citazione a John Cage e al suo 4’33”, ma mostra come sarebbe il lavoro dei musicisti svuotati della loro arte.

Difficile però capire da che parte stare e soprattutto dove è tracciato il confine anche tra gli stessi artisti coinvolti. Il paradosso è ben espresso da Paul McCartney. Il cantante è tra gli artisti che hanno partecipato a Is This What We Want? e si è più volte detto contrario all’intelligenza artificiale ma ne ha sfruttato i vantaggi lo scorso anno, quando tramite un’AI è riuscito a duettare con John Lennon, partendo da una registrazione su cassetta del suo compagno di band. Il cantante ha parlato dell’esperienza definendola “piuttosto spaventante, ma eccitante perché è il futuro”.

Is This What We Want? è disponibile su tutte le piattaforme di streaming e i proventi saranno devoluti in beneficenza all’organizzazione Help Musicians, una charity che sostiene i professionisti della musica dagli emergenti a chi deve essere sostenuto al momento della pensione.

 


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